Il castello, bozzetto di Ottavio Scotti
Il castello, bozzetto di Ottavio Scotti

Si hanno, finalmente, notizie precise dell’Ettore Fieramosca. Succede così di tutte le produzioni molto importanti: la necessità di prepararle con grande anticipo sull’inizio della lavorazione induce a diffondere una profluvie di notizie, vere o false; tanto che, ad un certo punto, il pubblico ci si smarrisce e non riesce a farsi un’idea esatta di quello che potrà essere il film. Qui, in più, c’è Blasetti: presenza positiva, ai fini delle garanzie artistiche che egli dà; presenza negativa — se così può dirsi — per quel che riguarda la pensosa tormentosità sul decidersi circa le tante sfumature di cui un film è fatto.

Blasetti pensava già dal 1934 ad un Fieramosca e me fece, anzi, per la Lido Film lo studio preliminare. Ma il costo apparve troppo elevato per il program- ma di produzione della società che sospese l’iniziativa, Il germe dell’opera continuava a fervere, però, nella mente di Blasetti; talché, realizzati Vecchia Guardia, Aldebaran e Contessa di Parma, l’animoso regista ritornò decisamente all’idea di portare sullo schermo Ettore Fieramosca, figura che amava sopra tutto perché, dalla collaborazione della sua fantasia con i dati storici che aveva rilevati, essa gli era sbocciata completamente diversa da quella che è l’eroe del d’Azeglio: più precisamente, Blasetti vedeva un Fieramosca non eroe nato, non eroe convinto della utilità di una qualunque idea, ma un ragazzo impulsivo, irriflessivo, incosciente e gaudente, buono solo nel suo mestiere: quello della spada. Allo stesso modo, la Castellana di Monreale, cioè la donna, non gli appare come il suo amore, ma come l’antitesi di quello che egli può amare. Nel suo primo incontro con lei, che è violentissimo, egli comincia sì ad amarla, ma attraverso l’odio, la volontà di rappresaglia ed una manifestazione di amore che è molto più imposta a sé stesso di quanto non sia sentita. Sarà, infatti, attraverso questa donna non bella, non gaudente, spoglia di ogni grazia cortigiana, che Fieramosca, da un qualunque uomo d’arme, diventerà un cavaliere italiano.

Questa figura, Blasetti se l’era venuta accarezzando tanto spesso che, a metà del 1937, decise di farla finita con le elucubrazioni e le esitazioni e cominciò a preordinare la realizzazione del film. Gli ostacoli non erano pochi, specialmente di natura finanziaria, e non soltanto finanziaria. In un primo tempo, sembrò che la realizzazione potesse essere fissata a fine settembre dello stesso 1937; poi; dal settembre si dovette passare al dicembre. Ma in dicembre, finalmente, rimossi gli ultimissimi ostacoli, costituita la società, realizzato un piano finanziario completo, grazie all’assistenza della Direzione Generale per il Cinematografo, il film è « partito », entrando cioè nella fase contrattuale e concretamente preparatoria.

Tra le cose curiose che si riferiscono a questo film, è interessante sapere che la società produttrice trae il nome da un’unità di caccia della nostra flotta (il Nembo). Il motivo di questo battesimo è legato a una coincidenza augurale: il giorno stesso della costituzione della società, il fratello di Alessandro Blasetti assumeva il comando del Nembo.

Durante tutto il periodo della preparazione finanziaria, è proceduta anche la preparazione tecnica ed artistica. La sceneggiatura ha avuto un primo gruppo di collaboratori (Curt Alexander, Vittorio Novarese e Alessandro! Blasetti). Completata questa prima stesura, hanno preso parte alla rielaborazione e all’approfondimento della materia Cesare Vico Lodovici, Augusto Mazzetti e ancora Vittorio Novarese e Blasetti. La sceneggiatura, che sarà ultimata fra giorni, sarà sottoposta — dopo quella della Direzione Generale del cinematografo — al vaglio critico di cinque o sei fra i migliori tecnici. In seguito a questo vaglio, verrà steso il copione definitivo.

Parallelamente alla sceneggiatura; ha proceduto il lavoro di studio del costume, affidato a Vittorio Novarese, che si è valso, per il costume femminile, della collaborazione di una delle migliori allieve del Centro Sperimentale Marina Arcangeli. Complessivamente, ispirati alle fonti dell’arte figurativa del ‘4 e ‘500, sono stati disegnati oltre 250 bozzetti e, di alcuni di essi, sono state eseguite le prime prove di studio.

Il primo studio scenografico sull’epoca è stato fatto da un altro allievo del Centro Sperimentale, l’architetto Ottavio Scotti, che ha disegnato oltre 50 tavole.

Attualmente, un secondo studio viene eseguito dal pittore Beppe Porcheddu e la realizzazione dei bozzetti definitivi sarà curata dall’architetto Jacchia la cui opera di tecnico aveva avuto modo già di farsi notare brillantemente in altre costruzioni cinematografiche.

Le musiche del film saranno scritte dal Maestro Cicognini.

Interpreti principali saranno, a quel che si dice, Gino Cervi (Fieramosca), Elisa Cegani (la signora di Monreale), Mario Ferrari (Graiano d’Asti).

Il primo colpo di manovella dell’Ettore Fieramosca verrà dato a Roma tra il 10 è il 15 marzo.

Roma, febbraio 1938

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