Macario

Il successo di Macario non ha ceduto alla seconda prova come molti pessimisti temevano. Il comico piemontese ha dimostrato di non essere soltanto una trovata ma di essere sopratutto una maschera cinematografica capace di nuovi e svariati atteggiamenti. Ho sentito rimproverare da qualcuno l’esasperazione farsesca di tutta la storia. Comunque a questo secondo film di Macario non manca né soggetto, né interpretazione, né trovate. Fra le trovate qualcuna ha un valore tanto metafisico da lasciarci credere che non sia completamente intenzionale. La sceneggiatura, comunque, è un raro saggio di precisione. La regia di Mattoli è veloce come lo è un cavallo che il peso del carro spinge in discesa.
Vice

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L’avvenire è nelle mani di Macario, poche volte abbiamo visto un attore muoversi con tanta scioltezza. (…) Per chiarire il mio modesto parere su Macario direi che rispetto ai comici stranieri, da Ridolini a W. C. Fields, il nostro piemontese ha qualche punto di contatto — e ci vedo specialmente le conseguenti possibilità spettacolari — con Eddie Cantor — Più umano e più amabile Macario. Se ho torto scrivetemi. Non stabilisco una somiglianza, l’uno e l’altro sono originali, ma un punto di riferimento. La sceneggiatura è di Mattoli Metz e Steno. Non ha sempre la stessa freschezza, troppo spesso va nel verbale. Ma basterebbe la figura del postino, del notaio e il finale a riconciliarci con i giovani e valentissimi colleghi.
Zavattini

Gennaio 1940

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