Lilia Silvi
Lilia Silvi, interprete di Giù il sipario! di Raffaello Matarazzo

C’è sempre qualcosa di commovente nella nascita di una stella.

Una fanciulla che, fino all’altro ieri, era ancora confusa tra la folla anonima ed immensa di coloro che sperano — «fuori fuoco», come si dice in gergo fotografico — acquista rapidamente contorni precisi, si stacca dalla massa, assume una fisionomia precisa e ricordabile.

La strada, in molti casi, è stata lunga e faticosa. Ma il balzo alla notorietà, quasi sempre, è veloce. Per farlo, basta un nonnulla: una figuretta tratteggiata con garbo, una battuta azzeccata, un sorriso (o una lacrima) al momento giusto. Ed è proprio per questo nonnulla che migliaia di ragazze combattono ogni giorno nei teatri di posa.

Ricordiamo, quasi con stupore, il nostro primo incontro con Lilia Silvi. Nell’estate rovente di Cinecittà, ci venne un giorno presentata da Domenico Gambino una fanciulla — quasi una bambina — dagli occhi furbi e dal nasino all’insù. Alla rituale domanda, ci rispose con molta tranquillità:

— Per ora mi è stata affidata una particina. Ho l’impressione che siano soddisfatti di me…

E Lilia Silvi scomparve, richiamata in teatro dalla truccatrice.

Provammo, quel giorno, l’impressione che Lilia si abbandonasse ad un gioco dilettoso. Un gioco che, forse, non sarebbe mai andato oltre la sua semplice formula di divertimento.

Naturalmente, come spesso ci accade, sbagliammo.

Trascorsero pochi mesi: e bastarono, perché della ragazzina, nell’ambiente, si cominciasse a discorrere.

Una particina, interpretata con gusto e disinvoltura, aveva compiuto il miracolo di farla uscire dalla folla anonima. Si parlò di musetto «alla Silvi», di «grazia alla Silvi ».

Ma Lilia non s’insuperbì. Era al primo passo di una carriera che si annuncia prodiga di luminose promesse e non voleva sciuparne la bellezza con atteggiamenti sproporzionati. Continuò ad essere «la nostra piccosa Silvi», la ragazza sbarazzina che induce al sorriso. È la modestia le portò fortuna.

Il Comm. C. O. Barbieri, amministratore unico dell’Astra Film, uno fra i nostri più intelligenti produttori, non trascurò di approfittare dell’occasione propizia che gli si presentava e la impegnò per due anni.

Lilia Silvi, d’un solo balzo, si vide promossa al rango di stella. Le nuove responsabilità non bastarono, tuttavia, ad appannare la freschezza del suo temperamento.

Con estrema disinvoltura, come se il regalo della buona sorte le toccasse di pieno diritto, continuò a percorrere il suo veloce cammino verso il traguardo.

Lilia Silvi e Sergio Tofano a Tirrenia in una pausa di lavorazione di Giù il sipario!

Barbieri, da quell’ottimo psicologo che è, non volle obbligarla ad un’anticamera lunga. Subito offrì a Lilia Silvi, una parte, una «vera parte» in Giù il sipario di Raffaello Matarazzo: un film che si annuncia come il più irresistibile successo comico della stagione.

La scelta ci pare felicissima, che, infatti, Lilia Silvi possiede, spiccatissimo, il senso dell’umorismo: cosa, questa, non consueta nelle donne, quasi automaticamente indotte alle esasperazioni drammatiche.

Una prima visione delle scene girate negli stabilimenti di Tirrenia ci ha convinti della bontà delle doti interpretative della Silvi.

Lilia non è più la sbarazzina che, l’estate scorsa, induceva tutti al sorriso con le sue monellerie. È già un’autentica attrice, completamente padrona dei suoi mezzi.

Andatela a vedere in Giù il sipario!, il film che fra poco la Cinematografica Tirrenia distribuirà in tutta Italia. Vi renderete conto che nel cielo del nostro cinematografo ha cominciato a brillare una nuova stella,

Piero Marini

Roma, febbraio 1940

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