A Torino si giunge con la preoccupazione di trovarsi a dover guazzare nella neve. E si rimpiange di non aver portato con sé gli sci. Prima di giungere in questa città, le campagne sono infatti vellutate di neve; ma la sorpresa si ha quando il treno infila silenziosamente il binario della stazione. Non un filo di neve. Infatti a Torino, da qualche giorno, il tempo è « legato »: vorrebbe nevicare e non può. Non conosco le ragioni pratiche o ideali che lo impediscono; ma il fatto sussiste: freddo a volontà, di neve non è il caso neanche di parlarne.
Una o due volte, durante la giornata, qualche rado fiocco cade sulla città: ma o si disintegra durante la traiettoria o si scioglie al contatto della pietra.
Questo mi faceva osservare Alfredo Guarini, regista del film « Documento Z. 3 », la cui protagonista è Isa Miranda.
Guarini deve infatti girare alcuni « esterni » tra la neve: infatti la scena dovrà riprodurre la fuga di due agenti segreti italiani in terra serba a bordo di un aeroplano. Guarini è fermamente convinto che la neve verrà e che c’è anche un santo per i registi che devono girare delle scene all’aperto.
Al freddo pungente che s’incontra e si subisce per le strade fa contrasto l’elevata temperatura del teatro della Fert dove si gira « Documento Z. 3»: delle stufe di foggia aulica dominano nel mezzo del teatro diffondendo un tepore salutare e tempestivo.
Giungo in teatro prima che si inizi a girare. Descrivo quindi rapidamente l’ambiente in cui agiranno Isa Miranda nella parte dell’agente, Luis Hurtado nella pare di un commissario del popolo sovietico.
Ci troviamo in uno dei caratteristici alberghi di Belgrado: regna un cattivo gusto squisitamente balcanico. Boris Bilinsky, l’abile architetto del film, è riuscito a disporre con il suo ormai noto buon gusto i mobili, i drappeggi, le lampade, ecc. con il cattivo gusto regnante in quei tipi di albergo, dandoci così un riuscito esempio dello « stile » ibrido, che caratterizza molti appartamenti di certi alberghi.
Ci troviamo nella stanza da letto del commissario sovietico Ivan Petroff, essa è formata di due parti: la prima è una specie di salotto; la seconda è la stanza da letto vera e propria. Dominano le lampade a braccioli o i lampadari di vetro con lunghi pendagli, drappeggi con bordi in oro, mobili di due o tre « stili » diversi: impero, barocco, roccoco; infine, tutta quella « congerie » senza la quale un albergo iugoslavo non crede opportuno chiamarsi « grande albergo ».
Alfredo Guarini, che alla sua abilità professionale sa associare una pazienza da certosino, è in colloquio con Pogany l’operatore e con Giorgio Genesi, il direttore di produzione. Stanno esaminando le difficoltà della scena che sarà tra le più drammatiche del film e tra le più interessanti anche per la diabolica abilità, accoppiata ad una eccezionale presenza di spirito che dimostra la protagonista del film nell’impossessarsi del segretissimo « Documento Z. 3 ».
Su un tavolo trovo una copia della sceneggiatura del film: le pagine sono coperte da grandi segni in rosso (cioè: sono state girate); leggo veri appunti, osservazioni. Indubbiamente il copione deve appartenere all’aiuto-regista.
Approfitto dei pochi minuti che ancora necessitano perché la scena sia pronta e che Isa Miranda e Luis Hurtado vengano in teatro, per leggere le inquadrature che saranno girate. Per comprendere chiaramente, dirò che, con un abile espediente l’agente segreto italiano Sandra Morini (Isa Miranda) è entrata nella stanza del commissario sovietico Ivan Petroff (Luis Hurtado per stabilire un primo contatto ed iniziare quell’amicizia che le consentirà di impossessarsi del prezioso documento. Sandra Morini (Isa Miranda) finge di aver sbagliato piano e di essere quindi entrata nell’appartamento a lei assegnato.
« Camera da letto Petroff – Giorno 150 C. M. Appena entrata Sandra (Isa Miranda) togliendosi il cappello e il mantello, che getta su di una poltrona, si ferma davanti allo specchio ravviandosi i capelli ».
«153 – P. A.
« Petroff — Signora…
« Sandra si volge vivamente spaventata. Guarda Petroff con una espressione di stupore, di sdegno e di paura.
«Sandra — Chi siete?… Che fate qui, nella mia camera?…
« Petroff, sorridendo cortesemente:
« Petroff — È appunto quello che volevo permettermi di chiedervi…
« Sandra. Come?…
« Petroff — Questa è la mia camera…
« Sandra — La vostra?
« Carrello indietro fino a vedere i due in figura intera.
« Sandra si guarda intorno spaventata e confusa.
« Sandra — Ah… Ma. allora… Oh scusate: un errore… Ho sbagliato piano… ».
Continuo a leggere la scena: il commissario sovietico rimane colpito dalla bellezza della ragazza e la prega di accettare un invito a pranzo. La ragazza accetta: pranzerà con lui, nell’appartamento.
Te parole del dialogo, che ho su riportate, adesso le sento vicino a me. Mi volto. Isa Miranda e Luis Hurtado, in un angolo, stanno provando la scena. Isa Miranda mi è di fronte: seguo il dialogo di Hurtado sul suo viso; la sua controscena è sufficiente per far capire cosa dice Hurtado. Il suo volto così bello quando raggiunge l’immobilità, è bello anche quando si atteggia al sorriso, alla sorpresa, allo stupore; quando dimostra di subire una sottile angoscia nel trovarsi di fronte ad un commissario bolscevico.
In questo film Isa Miranda riserva una sorpresa in tutti coloro che la seguono attraverso i suoi film. La trama di « Documento Z. 3 », che è veramente attuale oltre che appassionante per le sue vicende, si avvale della interpretazione di Isa Miranda — interpretazione duttile, aderente sempre alla mutevolezza delle vicende e del personaggio che le è stato affidato. Inoltre la Miranda è stata circondata da un complesso artistico ottimo: abbiamo infatti Claudio Gora, Carlo Tamberlani, Luis Hurtado, Tina Lattanzi, Guglielmo Barnabò, Aroldo Tieri e Amedeo Trilli.
Osservo l’entusiasmo con cui Isa Miranda collabora nella riuscita della scena: ella, provando, segue attentamente la sua parte e quella dell’attore che le è di contrasto; ripete infinite volte fino a quando non sente di essere a puntino e fino a quando anche l’attore che con lei recita non si senta soddisfatto della propria recitazione. Isa Miranda ha il dono della collaborazione: ella è una forza a disposizione del film, con il film a sua disposizione: ed è per questo che non vi è fatica alla quale rinunci, prova alla quale non si sottoponga, perché il film possa riuscire nel miglior modo possibile. Gli attori che con lei partecipano al film questo hanno notato; e ciò, infatti Luis Hurtado mi faceva osservare, dopo aver girato la scena.
Torino, gennaio 1942