Compagnia di Anna Magnani 1946

La gente si meraviglia di solito quando vede un attore di teatro, un attore serio — come suol dirsi — mettersi a fare la rivista. Oggi questo genere di spettacolo è in gran moda, si può dire che stia attraversando la sua epoca d’oro e quasi tutti i migliori attori di prosa, ad eccezione di Ruggero Ruggeri ed Ermete Zacconi vi si sono provati con più o meno successo. Da Gino Cervi a Elsa Merlini da Vittorio De Sica a Carlo Ninchi a Dina Galli, a Tieri, Barnabò, Pepe e Viarisio tutti si sono provati nel teatro minore, hanno cantato e ballato con lo stesso entusiasmo e la stessa scrupolosità con cui si sarebbero esibiti Totò, Macario e Fanfulla.

Ma gli attori di prosa considerano queste loro esibizioni a suon di musica nient’altro che una vacanza, fedeli al loro teatro, che non abbandonerebbero per nessuna cosa al mondo. Una sola attrice drammatica ha avuto il coraggio di rinunciare alla prosa per dedicarsi anima e corpo alla rivista: Anna Magnani. E il teatro di rivista ha trovato in lei una delle stelle più splendenti, un’interprete vivacissima e appassionata che non teme confronti.

Se gli attori di prosa si considerano semplicemente dei passanti nell’ambiente della rivista, non si può dire altrettanto di quegli attori di rivista che un tempo abbandonarono — definitivamente — la compagnia dell’orchestra e delle ballerine di fila per dedicarsi completamente alla commedia e al dramma.

Perfino il povero Petrolini, una delle più interessanti maschere del teatro gaio, che aveva fatto la sua fortuna raccontando storielle e cantando stornelli, finì col preferire la prosa e si rivelò negli ultimi anni della sua vita un attore drammatico di rara efficacia e di profonda penetrazione.

Tanti altri mimi del varietà si sono allontanati dal loro primo teatro, si sono affinati, perfezionati e hanno finito con l’entrare da trionfatori nel mondo drammatico, schierandosi al fianco degli attori più eccellenti o raggiungendo posizioni tanto elevate da provocare finanche le gelosie dei loro fortunati predecessori. Fra i più grandi attori moderni che il varietà abbia regalato alla commedia vanno considerati i fratelli De Filippo: Titina, Edoardo e Peppino che si sono dimostrati autentici attori di razza.

Pochi lettori ricorderanno certamente che i tre stupendi attori napoletani provengono dal teatro gaio ed ebbero modeste origini. Molti anni fa i fratelli De Filippo non erano che comuni attori di varietà e agivano quasi esclusivamente in un piccolo teatro rionale di Napoli, sconosciuti alla critica e al pubblico. Finché confortati dai giudizi di alcuni amici fedeli non decisero di uscire dall’ombra; abbandonarono il loro teatrino rionale e si presentarono al gran pubblico di un teatro del centro di Napoli, con una vera e propria Compagnia drammatica.

Anche De Sica proviene dal teatro macchiettistico, il lettore di buona memoria ricorderà che nel suo primo film, La vecchia signora, Vittorio De Sica non fece che cantare una canzoncina. Dalle canzoncine del varietà De Sica passò presto al teatro con la T maiuscola ed oggi, oltre ad essere un regista cinematografico sensibilissimo, può essere considerato come uno degli attori drammatici più completi, un grande attore dell’immediato futuro.

Da pochissimi anni Aldo Fabrizi, asso del varietà romano, simpaticissimo comico dialettale, ha abbandonato anche lui le macchiette che lo avevano reso celebre al pubblico del Brancaccio e del Principe per trasferirsi al cinematografo prima e al teatro di prosa poi. Come i De Filippo, Fabrizi si è rivelato anche autore delle commedie che rappresenta e quanto lo stimi il pubblico è dimostrato dal successo che per circa otto mesi ha riscosso la sua Compagnia dialettale del Teatro Nostro.

Un altro felice debutto nel teatro di prosa è stato quello dell’elegantissima Olga Villi ex-soubrette di Macario e di Totò.

Gli attori drammatici fanno la rivista per distrarsi e per divertirsi, mentre, come gli esempi procedenti dimostrano, quelli del teatro gaio, una volta entrati nel teatro di prosa, non sanno più allontanarsene.

(Hollywood, 15 luglio 1946 – immagine e testo archivio in penombra)

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