Totò e Anna Magnani nel quadro di Anna Karenina di Volumineide
Totò e Anna Magnani nel quadro di Anna Karenina della rivista Volumineide

Con la Compagnia di Riboldi, Castagneto, Suvini, Paone, ecc. sarebbe come dir lo stato maggiore del teatro italiano, è stata finalmente varata la sera del 21 febbraio al Verdi di Ferrara, città che ho subito raggiunta per poter assistere all’attesa ed importante « prima ». Perché si voglia o no, il nome di Michele Galdieri è ormai sinonimo di successo; la sua sigla apposta in calce ad una rivista significa buon gusto e misura. Prova luminosa questa Volumineide che parte da un felice spunto: l’errore di alcuni ladri che credendo di penetrare attraverso una galleria, in una gioielleria, finiscono invece in una libreria, ove sfogliando i volumi che trovano, si perdono in un sogno, nel quale le figure più note e significative della letteratura e del teatro rivivono, naturalmente con umoristici satirici riflessi d’attualità, o con accenni velatamente sentimentali e romantici.

Così il primo libro è quello dell’infanzia felice: Pinocchio ritorna al Paese dei balocchi, con l’amico Lucinolo, per uscirne quindi incontro con le donne dei romanzi, ridotte a battere il marciapiede, in analogia con i volumi che finiscono sulle bancarelle. Il filo, che, con gustosa ironia Galdieri ostenta sulla scena, a confusione dell’ipercritica degli Aristarchi, si snoda con fluida continuità, pur ondeggiando d’argomento in argomento, con dosature accorte dell’arte dei contrasti, per amore e virtù di effettistica scenica. Si rivede Anna Karenina rivivere parodiscamente il suo romanzo d’amore fra i due Alessi. Si rivede la famiglia de Tappetis, di gandoliniana memoria, novecentizzata a dovere. E poiché sfogliando i libri è facile trovare una viola del pensiero, ricordo logico di chissà quale sperduto amore, ecco comporsi uno dei migliori quadri della rivista, ispirato alla musica di Schubert, visione di sogno e leggiadria senza pari. E non posso elencare, né accennare a tutti quadri: ci sarà tempo per una più ampia e dettagliata disamina allorché la Compagnia verrà a Roma, nel maggio.

Il viaggio nel mondo dei libri finisce a bordo della dekobresca « Gondola delle chimere » felice pretesto per un’originale rievocazione del settecento veneziano, a tinte attenuatissime.

Anche stavolta Galdieri ha avuto la mano felice nella scelta del getto dei vari quadri; il suo spirito arguto affiora sempre, e le allusioni e le puntate della sua sottile ironia toccano infallantemente il segno, raccolte s’intende dal pubblico, che ha mostrato di divertirsi ad ogni passaggio, tanto che gli applausi hanno risuonato con gioiosa frequenza.

Peraltro Galdieri affidando a Totò e ad Anna Magnani i variatissimi personaggi, poteva esser tranquillo fidando nella sicura arte comica di un Totò, fatto, con un tempo più misurato e più fine, e nel felice temperamento della Magnani che le permette di passare dal comico al sentimentale con uguale facilità ed intelligente comunicativa.

Ma non è a dire che l’irrequieta Mariuccia Dominiani, Paola Orlowa, Maria Asias, Mario Castellani, Paoli, Cobelli e gli altri non concorsero efficacemente al successo, recitando con brio e bella disinvoltura.

Dulcis in fundo il Balletto Carise che sia nel ballo dei Balocchi, che in quello delle Orfanelle o nel Madera, nel romantico 1830, nei Moschettieri e nel Veneziano sotto la esperta guida di Gisa Geert, coreografa di squisito gusto e rara perizia, ha signoreggiato sulla scena, creando suggestive visioni di gusto e grazia senza pari.

Altro elemento importante del successo, le scene e i costumi di Onorato, piccoli poemi di eleganza e di stile, realizzati con un giuoco sapiente delle tonalità cromatiche.

L’autore, gl’interpreti, Gisa Gert e Onorato furono evocati replicatamente alla ribalta dagli entusiatici applausi del pubblico ferrarese.

Febbraio 1942

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.