Napoli d'altri tempi
Programma della distribuzione Generalcine

Napoli della fine dell’ottocento quando Santa Lucia aveva il suo porticciolo e andare a Marechiaro costituiva un viaggetto: ecco lo sfondo tentatore per soggetti cinematografici che ha fatto girare muti e parlanti innumerevoli, spariti rapidamente nella voragine dei film che nessuno ricorda. Perché? Perché vi si calcava la mano in mancanza di miglior fantasia, sull’elemento folcloristico, che non era in fondo, neanche allora, un aspetto essenziale di Napoli.

La più bella città delle marine aveva ed ha ben altre corde al suo arco. Prima di tutto, la canzone, la « sua » canzone, la più spontanea, la sola veramente popolare che vanti il mondo. Quella canzone napoletana che ha portato negli angoli più remoti della terra l’eco degli ardori vesuviani e delle notti nostalgiche di Mergellina e di Posillipo, nella loro essenza e bellezza immortali; che dal ritmo orgiastico della tarantella ai temi della più pura melodia elegiaca ha saputo trarre espressioni indimenticabili della indistruttibile vitalità della gente mediterranea.

Ernesto Murolo, il poeta napoletano, Amleto Palermi, il regista, e C.C. Viola, hanno unita la loro volontà e le loro fantasie in « Napoli d’altri tempi » per portare sullo schermo, rievocandola in sul finire del!’Ottocento, appunto la Napoli della canzone, nel momento in cui questa, con Funiculì-Funiculà, riprendeva la via delle antiche glorie che vanno dalla seicentesca Michelemmà di Salvatore Rosa, a Te voglio bene assaie, dovuta agli inizi dell’Ottocento, al genio nascente di Gaetano Donizetti.

La vicenda di « Napoli d’altri tempi » rievoca gli episodi sostanziali della vita di uno fra i più spontanei autori di canzoni napoletane del tempo, formidabile autodidatta, creatore di indimenticabili melodie, inquadrate nelle visioni più suggestive dell’ambiente aristocratico ed artistico della Napoli ottocentesca. Il complesso artistico diretto da Amleto Palermi, è restato già per giorni a Napoli a « girare » sul Vesuvio, nella Villa Comunale, presso la Cassa armonica; celebre ai suoi tempi per la banda comunale, sotto la direzione del maestro Caravaglios; a Marechiaro, nelle viuzze che da S. Lucia si arrampicano verso Pizzo Falcone e finalmente nei pressi della Grotta e del Santuario dove la folla gaia e multicolore si assiepa in occasione della festa di Piedigrotta, che conclude in un grandioso finale, la vicenda di « Napoli d’altri tempi ».

Di questa sono protagonisti Emma Gramatica e Vittorio De Sica con Elisa Cegani, Maria Denis, Olga Vittoria Gentili, Giuseppe Porelli, Vittorio Bianchi, Enrico Flori e Nicola Maldacea, in una tipica macchietta di maggiordomo di antico stampo.

Direttore di produzione è il conte Baldassarre Negroni. Il complesso artistico di « Napoli d’altri tempi » è rientrato a Cinecittà per gli interni in gran parte ricostruiti. Le masse impiegate nella lavorazione a Napoli hanno superato le duemila persone.

Roma, dicembre 1937

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