Jean Renoir, Aristide Raimondi
Jean Renoir mentre s’intrattiene con il giornalista Aristide Raimondi e il capo ufficio stampa della Scalera Film

L’altro giorno c’era un gran movimento alla Scalera Film. Si attendeva Jean Renoir l’intelligente regista di Grande illusion e di La règle du jeu, che inizierà tra breve — negli stabilimenti della Circonvallazione Appia — la riduzione cinematografica di Tosca con Viviane Romance. Jean Renoir è un invalido della Grande Guerra, figlio del celebre pittore francese e fratello di Pierre, l’ottimo attore che abbiamo visto in alcuni recenti film. La sua attività artistica è poco nota in Italia, sebbene tutti ne abbiano sentito parlare in questi ultimi anni. Il primo film da lui diretto fu La fille de l’eau, nel 1923, cui fece seguito una fortunata riduzione di Nanà con Katerina Hessling, famosa interprete del film muto, e Werner Krauss. Realizzò poi altri due film: Le tournoi dans la cité e Le Bled, di ambiente coloniale. Tralasciò il lavoro di regista per dedicarsi allo studio di problemi tecnici, riuscendo a creare il primo modello di lampade, per la, pellicola pancromatica, attualmente in uso, In quel periodo gli fu affidata la direzione tecnica dello stabilimento di Colombier. Tornò poi regia, con un altro film interpretato da Katerina Hessling.

Il parlato lo tenne per lungo tempo in disparte. I produttori francesi ritenevano che Renoir, eccellente regista del muto, mai si adattasse al nuovo sistema, Il suo debutto nel film sonoro ebbe un’importanza notevole. La Chienne, interpretato da una fra le più grandi attrici francesi, Janie Marèse, con Michel Simon e Georges Flamant (un giovane allora nuovo al cinema) fu la prima tappa della rinnovata carriera di Renoir. Vennero in seguito La nuit du Carrefour, film poliziesco interpretato dal fratello Pierre, Madame Bovary con Valentine Tessier e Tony con attori sconosciuti, che descriveva la laboriosa esistenza degli immigrati italiani nel mezzogiorno della Francia.

Il primo film della serie drammatica di Renoir fu Le crime de M. Lange con Jacques Prevost, Réne Lefevre, Florelle, Jules Berry e Nadia Sibirskaja, I produttori francesi cominciarono ad apprezzare maggiormente la capacità del regista e puntarono su di lui le carte migliori. Ecco Les bas-fonds, ricavato dal romanzo di Massimo Gorki, con Jean Gabin, Sokoloff (attualmente in America) e Louis Jouvet. La grande illusion segna il trionfo definitivo del regista che si accinge a creare opere sempre maggiori. Da La Marseilleise a La bête humaine e a La règle du jeu Renoir ha compiutamente affermato la sua incisiva maniera di raccontare, piena di umana sensibilità.

Non vorremmo tornare su un abusato ritornello, riferendo le prime parole che ci ha detto Renoir appena è giunto a Roma. Ma le sue espressioni erano così sincere, il suo entusiasmo così caldo, che ha subito incontrato la nostra simpatia. Renoir è proprio felice di girare in Italia. Oltre che delle bellezze naturali, egli è un ammiratore del nostro lavoro e crede moltissimo nell’avvenire della nostra cinematografia. Facendo appunto un bilancio degli stabilimenti di produzione europea, Jean Renoir ha affermato che solo l’Italia, pacifico e laborioso centro produttivo, può creare il film mediterraneo da contrapporre a quello americano, È forse per questo ch’egli ha rinunziato a tutte le offerte d’oltre oceano, perché gli sembrava dover tradire l’Europa e percé crede fermamente in un’affermazione del nostro cinematografo.

Intanto il regista francese si è messo a studiare la sceneggiatura di Tosca e procede alla scelta degli attori che dovranno affiancare Viviane Romance.

Roma, Gennaio 1940

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