Alida Valli
Alida Valli in “Manon Lescaut” di Carmine Gallone

Tutte le nostre donne hanno seguito gli amorosi capricci di Alida Valli come fossero la loro mamma, qui sta il segreto di Alida Valli. L’ho vista mentre girava una scena di Manon Lescaut, in dicembre: appena sua madre — quella vera — entrò nello studio in punta di piedi, la ragazza le mandò un piccolo e ridente bacio muovendo appena le labbra, di nascosto di Gallone, il regista, che stava dando l’ultimo consiglio ai suoi interpreti. Una bambina.
Cesare Zavattini

Non è facile avvicinarla, Alida Valli: è sempre alle prese con le sarte, per la prova dell’ennesimo costume della ricca serie espressamente disegnata per lei da Titina Rota, o col parrucchiere, per la messa in opera di una di quelle fantasiose parrucche che caratterizzano l’epoca di Manon Lescaut. E quando non c’è la sarta o il parrucchiere, c’è… da studiare il copione. Cosicché, finisce con l’aver perfettamente ragione, e sempre, lei!

Ma stavolta ho bloccata Manon « fra quelle trine morbide, nell’alcova dorata », e, senza averne l’aria, ho iniziato l’attacco. Gallone, intanto, studiava con Brizzi le pieghe del serico lenzuolo e i giochi di luce, mentre gli attrezzisti portavano via metà del letto (tutta la parte inferiore) per dare agio alla macchina da presa di carpire un primissimo piano dell’attrice.

Per gli amatori delle curiosità del retroscena, aggiungerò che l’uomo del ciak, dovendo fra poco entrare in campo anch’egli, s’era messo al posto del pezzo di letto asportato, con sulle ginocchia un ampio cuscino su cui erano stati poggiati i delicati piedini della piccola diva. Alida, così, costretta a non muoversi, si sfogava ad occhiate: supplice verso Gallone, irritata verso il truccatore, cordialmente sorridente verso la sarta e Titina Rota, alquanto diffidente ed annoiata verso chi scrive, Ma un provvidenziale colpetto di tosse mi ha offerto lo spunto,

— Siete infreddata, eh!? Povera piccola!

— Beh, poteva esser peggio! Avete assistito alla ripresa notturna all’aperto, ieri sera? Avete visto che spietato diluvio, su quella carretta delle detenute? C’era poco da scherzare! E quella era la terza sera che si ripeteva la medesima scena: la prima fu tentata nello studio, e non riuscì di gradimento del regista e dell’operatore; la seconda fu fatta all’aperto, ma non raggiunse quel grado di veristica perfezione che Gallone giustamente esige. Quella di ieri, finalmente, fu la buona. Ognuna delle tre sere, poi, la scena fu rifatta tre o quattro volte a vuoto ed altrettante con la pellicola in macchina… Ma purché il film venga bene, tutto è niente. Però, vi assicuro che a sera si è sempre tanto stanchi, che quasi quasi non si pensa più nemmeno alla cena!

— Costa, la gloria! Ma voi, ormai, ve la siete assicurata: credo che siate quasi giunta ad una dozzina di films.

— Sì, se contate pure I due sergenti, che io non ho mai messo in calcolo per la semplice ragione che vi feci appena una comparsa. Dopo Il feroce Saladino vennero: L’ultima nemica, Sono stato io, L’amor mio non muore, L’ha fatto una signora, Poi venne la serie dei films diretti da Massimo Neufeld: La casa del peccato, Mille lire al mese, Ballo al castello, Assenza ingiustificata, 1+1=1. Ora sono alle prese con Manon Lescaut

— .. che, naturalmente, è il film vostro che amate di più!

— Forse sì, senza ironie, signor giornalista! Pensate che è la prima volta che recito in costume, pensate che mi dirige Gallone, pensate che ho al mio fianco De Sica, pensate che l’eroina che interpreto è celebre in tutto il mondo da almeno due secoli, pensate che vari anni or sono all’epoca del muto, in Germania affidarono il mio ruolo attuale a Lya de Putti…

— Avete perfettamente ragione, Alida. Ma Gallone sa quello che fa. Se vi ha prescelta…

— 0h! Gallone è impareggiabile. Neufeld, e si spiega, nel corso di cinque film, è quello fra i registi che ho avuto che mi ha insegnato di più. Gallone riesce a trascinarmi nella scia del suo stesso entusiasmo; ed io spero di poter fare altri lavori con lui, anche se, qualche sera, dopo la sgroppata del giorno intero, si vada a finire… alla mezzanotte!

Gallone, che frattanto s’è avvicinato in punta di piedi incuriosito dal mio atteggiamento coglie la palla al balzo e mi apostrofa, in napoletano, ridendo come un fanciullone:

È stasera facimmo mezanotte n’ata vota, figlio mio beneditto, si tu nun me fai fa ’o speziale! Vattenne ’a lloco!

E mi relega col gesto in un angolo: dal quale traggo la mia aspra vendetta fulminando il simpatico regista e la giovane diva con ripetuti scatti dell’inesauribile Leica.

Ettore A. Vincelli

Gennaio 1940

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