Nino Besozzi, Anna Magnani e Vito Chiari (Vito Annicchiarico)

Abbasso la miseria? E perché? se la miseria ci ha fatti conoscere? se questa generale miseria economica e morale in cui langue l’umanità ci ha fatto guardare dentro di noi, ci ha fatto piangere e a volte ci ha confortati?

Ma forse la miseri cui allude il titolo è un’altra: quella del povero che sogna la ricchezza. Quella miseria che chiamiamo porca e che si vendica con la volgarità dei “parvenues”.
Io penso con terrore a questi poveri arricchiti, ai telefoni bianchi, agli abiti nuovi, ai pranzi pantagruelici, cui essi si saranno abbandonati sotto la compiacente regia di Righelli.

Perché Righelli è l’uomo che ha diretto centinaia di attori, che ha consumato chilometri di celluloide; è l’uomo che ha girato più pellicole di qualsiasi altro in Italia, non meno di quattro all’anno dal 1931, eppure non si ricorda un suo film che sia un film.

Che sia questa la volta? Ma i nomi di Nino Besozzi e di Marisa Vernati tra i quadri, poco confortano la speranza. Il primo rappresenta un mondo che, aperto con La segretaria privata, si è irrimediabilmente chiuso con il 10 giugno 1940. La seconda non rappresenta niente. Tali restando, ed essendo la regia di Righelli perfettamente neutra, questi attori avranno le più brillanti possibilità nel teatro. Besozzi nelle commedie francesi e in quello nostrane, di Pugliese e di Cantini, di Tieri o di De Stefani; la Vernati nella rivista. Non più nel cinema, dove la povertà nostra e la concorrenza estera impongono pochi mezzi e creazioni d’arte.

Condividono l’onere dell’interpretazione Riento e la Magnani. Ma chi avrà frenati questi attori così caratterizzati e incontrollabili? Rossellini c’è riuscito in Roma, città aperta per la Magnani, pur indulgendo a volte alla sua esuberanza romanesca. Ma Righelli non è Rossellini, e se la Magnani è già un’attrice di prosa, Riento è pur sempre una maschera di varietà e il suo umorismo non ha trovato ancora una cifra di equilibrio.

Non vorrei dire cosa che suonasse offesa, tanto più prima di vedere il film, ma perché queste case di produzione vecchie o nuove, sole o associate, come la Domus-Lux si ostinano ad affidare a registi vecchi e male provati, attori vecchi e sfruttati? Non ci sono attori giovani, come la Berti, la Benetti, la Michi, la Galletti? Diamo queste forze fresche a Rossellini, a Lattuada, a Visconti, a Franciolini, e lasciamo a Righelli la gioia di ammirare da una poltrona di prima fila le gambe della bionda Marisa.

Novembre 1945

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